Terminata la prima edizione del progetto in collaborazione con Casa Scalabrini 634 in favore di giovani rifugiati e richiedenti asilo
Seguire da vicino un giovane che fa il suo approccio con il mondo del lavoro del paese che lo ha accolto. Affidargli tutte le responsabilità che normalmente richiedono le mansioni che è chiamato a svolgere. Dare fiducia ad una persona che ha iniziato un duro cammino di integrazione. Queste sono opportunità importanti per i giovani rifugiati e richiedenti asilo che partecipano al nostro progetto Campi Ri-Aperti.
Si tratta di un progetto di agricoltura sociale che si caratterizza, in primo luogo, per i soggetti ai quali si rivolge. Questa volta abbiamo “RI-aperto” i campi perché la sillaba “RI” fa riferimento proprio ai rifugiati e ai richiedenti asilo. Sono giovani migranti quelli che inseriamo in un percorso di orientamento e formazione al lavoro agricolo. Percorsi che sono individualizzati, personalizzati, e ci permettono di seguire con attenzione i progressi e le difficoltà incontrate durante il cammino. I partecipanti ad ogni modulo del progetto, infatti, non sono più di quattro.
Come è strutturato il percorso?
Dopo una fase iniziale di orientamento e formazione i beneficiari del progetto iniziano un tirocinio retribuito di 4 mesi in un’azienda agricola. Un’esperienza di 25 ore a settimana in cui si viene formati al lavoro, in cui non manca il supporto promesso, ma che richiede tutto l’impegno e la responsabilità che qualsiasi altra esperienza lavorativa prevede. Affrontando le difficoltà e le fatiche più comuni si entra nella visione di un qualsiasi lavoratore dell’azienda agricola.
Il primo modulo del progetto è iniziato a dicembre 2015 ed è terminato il 31 maggio 2016. E non è escluso che queste esperienze di lavoro continuino, all’interno della stessa azienda agricola, anche al termine del tirocinio. È il caso di uno dei 4 giovani che hanno terminato il progetto un mese fa. L’azienda agricola che lo ha ospitato ha scelto di non privarsi di lui per i prossimi mesi. Per tutti i ragazzi, comunque, si aprono nuove prospettive che li porteranno a scegliere la propria strada.
Chi collabora al progetto?
Il progetto è nato grazie all’interessamento della Fondazione per le Attività Scalabriniane (FAS), ed è portato avanti in collaborazione con l’Associazione Oasi e Casa Scalabrini 634, un centro che accoglie in semi-autonomia famiglie e giovani rifugiati. Il progetto vede, inoltre, il sostegno dell’Associazione Insieme Onlus e la partecipazione delle tre aziende agricole presso le quali vengono svolti i tirocini: Casale di Martignano, sulle rive dell’omonimo lago; Fratelli D’Alesio, a Tor Tre Teste; La Nuova Arca, sull’Ardeatina.