Al momento stai visualizzando Al fianco dei ragazzi: il ruolo di educatori e Terzo Settore nell’Agricoltura Sociale
Gesti d'affetto tra ragazzi ed educatori catturati mentre si fa agricoltura sociale
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In Agricoltura Sociale c’è anche un’altra categoria di protagonisti “in campo”, oltre ai giovani beneficiari del percorso, l’azienda agricola e, nel nostro caso, lo staff educativo di Kairos. Gli educatori e gli operatori delle realtà del Terzo Settore che seguono i ragazzi nella vita di tutti i giorni sono anch’essi partecipi. Partecipano, spesso, alle attività stesse. Anche loro con le mani nel terreno insieme a noi, ai ragazzi e agli operai dell’azienda. Partecipano, soprattutto, nel percorso di crescita che l’agricoltura sociale disegna per l’adolescente.

 

L’agricoltura sociale è un lavoro da fare insieme. È ben altro che un semplice rapporto professionale tra l’azienda e la persona che affronta un disagio trovando nell’impegno e nella natura una strada verso l’inclusione. Nel tracciare questo percorso, che è anche educativo, intervengono i servizi sociali e le organizzazioni del Terzo Settore.

 

Il ruolo del Terzo Settore

Nell’ambito del lavoro in partnership che caratterizza l’agricoltura sociale, per chi progetta l’intervento è necessario rapportarsi con le persone che, meglio di chiunque altro, conoscono le esigenze e il percorso di vita del ragazzo. Gli educatori, gli psicologi e gli operatori di centri d’aggregazione giovanili, centri di pronta accoglienza, SPRAR o le cooperative sociali che offrono assistenza domiciliare o la figura del “compagno adulto”.
In modo particolare, i servizi del Terzo Settore attivi sul territorio intervengono per svolgere insieme a Kairos le seguenti azioni:

  • riconoscere e individuare i possibili beneficiari, i soggetti che possono rispondere al meglio ad un percorso di agricoltura sociale
  • costruire i percorsi individualizzati dei beneficiari, disegnati in base alle loro esigenze e peculiarità
  • accompagnare il percorso educativo in azienda del ragazzo, specialmente nelle prime fasi

 

L’esperienza degli educatori in azienda

Il compagno adulto

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Siamo soliti dire che i veri beneficiari dell’agricoltura sociale sono tutti quelli che vi partecipano. Anche gli operatori che nell’orto ci vanno per accompagnare qualcun’altro. In fin dei conti, l’ambiente in cui ci si ritrova giova a tutti.
“La natura ci regala un contatto diverso con noi stessi. Un contatto che riporta a sentire il corpo, la stanchezza, il sudore”. Questo ha spinto Michela ad avvicinare alle nostre attività al Casale di Martignano la ragazza per la quale svolge il ruolo di compagno adulto. “Un toccare e vedere che qualcosa cresce prendendotene cura“. Lo conferma anche Diego, suo collega della Cooperativa sociale Arca di Noè: “Ho visto i ragazzi ricordarsi le piantine che hanno piantato, guardare quanto siano cresciute. Questo dà una consapevolezza diversa del proprio operato. E poi, ciò che viene lavorato, può anche essere mangiato poche ore dopo”.

 

Borgo Don Bosco e l’importanza del “fare”

mbdb“Noi di Borgo Don Bosco siamo molto improntati sul “fare”, e questa è l’impressione che sin da subito mi ha dato Campi Aperti” sono le parole di Massimiliano, uno degli educatori del centro salesiano che accompagnano ogni settimana nell’Azienda Agricola D’Alesio i giovani partecipanti al Corsi di orticoltura e giardinaggio. “Ci serviva un’esperienza pratica, sul campo, formativa e professionalizzante, per il nostro corso. E quale migliore esperienza potevamo trovare, se non in una azienda agricola?”

Formazione, ma anche educazione. “Qui sono i tempi della natura che si impongono, nei confronti dei tempi delle persone. Da questa dialettica nasce un lavoro educativo che ci piace esplorare”.

Importanza del “fare” che ritorna e che conosciamo bene. Espresse questo concetto, in occasione di un focus group con i nostri partner, anche una psicologa dell’associazione Ponte d’Incontro: “Campi Aperti è stato un progetto del “Fare”. Lavorare, “coltivare” con i ragazzi ti aiuta ad avvicinarti a loro”.

 

Accompagnare verso l’autonomia

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Un lavoro particolare è quello dell’operatore che si occupa di disabilità. Si parla di ragazzi da seguire e accompagnare, soprattutto nei primi passi, ma con lo scopo di renderli autonomi. Sia nelle attività in azienda che, un giorno, potrebbero essere la routine, la professione e la fonte di reddito del ragazzo. Ma anche in ciò che riguarda la socialità, il rapportarsi con gli altri. E quest’anno abbiamo avuto modo di approfondire questi aspetti insieme a Chiara e Alessio, gli operatori che accompagnano a La Nuova Arca Pony (uno dei ragazzi che, con questo pseudonimo, abbiamo seguito più spesso in questo blog). “Il percorso con Kairos ha messo Pony a contatto con un contesto che lo ha stimolato – dice Alessio -. È cresciuto nelle sue competenze pratiche e sociali”.

 

Chiara, psicologa che segue Pony da quando era un bambino, ha già espresso il suo entusiasmo in un post che ha scritto per il blog: “abbiamo tutti sperimentato in prima persona la bellezza, la fatica, il fango e la pioggia che si incontrano presso i ‘campi aperti’. Quale miglior esempio, per i giovani che cerchiamo di far appassionare a questo settore, vedere riflesso sul volto degli adulti che li accompagnano l’entusiasmo per le attività che propongono loro? Si rompe la prospettiva up-down, non c’è imposizione ma libera scelta guidata da chi per primo si mette in gioco e lancia un messaggio: Provaci, magari è ciò che fa per te!”