Fare Rete sul territorio significa avere una “responsabilità comune” nei confronti della comunità. Aziende, servizi sociali e organizzazioni del Terzo Settore che fanno parte di una Rete Territoriale Educativa creano qualcosa che durerà anche dopo il raggiungimento degli obiettivi di un progetto
La Rete territoriale nata dalle attività di agricoltura sociale di Kairos a Roma è una delle buone pratiche inserite nel libro di Vittorio Pieroni e Antonia Santos Firmino “Fare-RETE per educare”. Siamo fieri di poter dire che l’esperienza partita con i nostri progetti di agricoltura sociale, che ha messo insieme la natura produttiva delle aziende agricole con quella sociale del Terzo Settore e dei servizi municipali della Capitale, è diventata un caso di studio.
Fare Rete è creare legame con il territorio e la sua comunità
Un lavoro educativo in favore di giovani, NEET e migranti che parte da una collaborazione tra soggetti molto diversi. Ma accomunati da un elemento fondamentale: il territorio. Vivere, produrre e operare sullo stesso territorio significa anche essere legati alla stessa comunità.
Con Andrea Zampetti, pedagogista di Kairos, abbiamo raccontato il senso della “responsabilità comune” che i membri di una rete territoriale educativa hanno, e conservano a prescindere dai singoli progetti, nei confronti della propria comunità. L’occasione è stata offerta dalla presentazione del libro “Fare-RETE per educare”, all’Università Pontificia Salesiana di Roma.
[Video] Una Rete educativa nel settore agricolo
Poche parole per raccontare come identità diverse possano incontrarsi in un terreno comune, quello dell’agricoltura sociale. Un settore innovativo che ha il lavoro in rete nel proprio DNA, con lo scopo di portare il sociale nel mondo produttivo e di rendere produttivo, non più meramente assistenzialistico, il mondo del sociale.
Tutto parte dalla multifunzionalità delle imprese agricole
È una caratteristica talmente importante da essere compresa nella definizione stessa di agricoltura sociale, nell’articolo 1 della legge 141/2015. L’agricoltura sociale è “un aspetto della multifunzionalità delle imprese agricole finalizzato allo sviluppo di servizi sociali, socio-sanitari, educativi e di inserimento socio-lavorativo”.
Questo significa che non si parla solo di Terzo Settore, ma si parte dal mondo produttivo dell’impresa. Aziende agricole multifunzionali, quindi impegnate in diverse attività (orticoltura, ristorazione, agriturismo, allevamento, ecc.), che si mettono a disposizione dei territori. Dedicano uno spazio della propria multifunzionalità all’ambito sociale.
Costruzione di Reti educative e progettazione educativa per riaggregare il territorio
In questo punto si inserisce il ruolo di Kairos.
“Ricostruiamo il villaggio partendo da dove il villaggio si è perso” è la metafora usata da Andrea Zampetti. Riaggreghiamo i territori intorno ad una responsabilità condivisa, la funzione educativa di una comunità, e lo facciamo partendo dai contesti agricoli. Ben radicati nella nostra stessa cultura, storicamente, oltre che nelle nostre città e nei nostri paesi.
Aggreghiamo intorno ad una progettazione educativa individualizzata delle Reti educative. Ci si riunisce con le aziende, realtà del Terzo Settore e i servizi sociali dei Municipi di riferimento e si ragiona su problemi e percorsi per un singolo e per la comunità. In modo flessibile, adeguandoci ai reali bisogni e all’effettivo percorso di crescita della persona che abbracciamo.
Si entra nel territorio attraverso le sue realtà sociali
Insieme al mondo produttivo e al collante, il ruolo di Kairos, gli altri due elementi di una Rete educativa sono quelli che identificano l’aspetto sociale, sia pubblico che privato: i servizi sociali dei Municipi di riferimento e le scuole; le organizzazioni del Terzo Settore attive al fianco delle persone (cooperative sociali, associazioni, ecc.). Senza dimenticare le famiglie.
Li andiamo a cercare per progettare percorsi integrati di crescita, insieme, mettendo in gioco la loro fantasia e la loro esperienza relativa ai problemi e alle caratteristiche del territorio.
Identità diverse, responsabilità comune
Ogni soggetto che fa parte della Rete deve conservare la propria identità.
Ognuno cammina lungo il proprio solco, sia metaforico che reale. Come facciamo in questa immagine che ci riprende mentre spostiamo un tubo per l’irrigazione senza calpestare le file di piantine di fave.
Ognuno collabora con gli altri, ma seguendo la propria strada. I ragazzi che seguono i percorsi di crescita ed inclusione, gli educatori dei centri che li seguono nella quotidianità, gli operai delle aziende che ospitano le nostre attività di agricoltura sociale.
Non un obiettivo comune, ma una responsabilità comune nei confronti della collettività.
Una rete è una collaborazione che crea una ricchezza che rimane anche dopo il raggiungimento degli obiettivi del progetto che ha dato vita alla rete stessa. Una responsabilità che non è limitata nel tempo ma prescinde dal progetto.
La Rete non è una somma
Qual è la bellezza delle reti educative?
Una rete non è la somma delle parti. Riescono ad essere molto di più. In ragione dell’approccio sistemico che le contraddistingue. Perché sono partecipate, integrate, contestualizzate. Perché costruiscono un tessuto relazionale.
Per questo ci piace lavorare in rete e farlo in contesti agricoli.