Al momento stai visualizzando Cosa significa lavorare con i ragazzi di periferia? Viaggio a Santa Palomba
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Abbiamo raccolto i pensieri di chi ha lavorato per i giovani e i bambini di Santa Palomba, estrema periferia romana, nei centri di aggregazione giovanile “Nel Formicaio” e “L’Isola dei Giochi”. Attraverso le parole di chi è stato impegnato nel progetto, esperienza ereditata dal nuovo CAG “Tutti al Centro”, vogliamo capire cosa significhi lavorare con i ragazzi di una periferia dimenticata. E avere un esempio vivo di quanto si sia prodotto con il Fondo per l’infanzia e l’adolescenza della legge 285/97, il cui Piano Cittadino vede il lavoro dell’Associazione Oasi alla Cabina di Regia.

Il CAG di Santa Palomba oggi è incluso nella rete che partecipa ad un progetto contro dispersione scolastica e povertà educativa, #AltaFrequenza.

 

Queste che leggeremo sono le riflessioni, i saluti, le emozioni espresse da educatrici, coordinatrici e dall’assistente sociale alla conclusione del percorso intrapreso a Santa Palomba con gli adolescenti di “Nel Formicaio” e i bambini dell'”Isola dei Giochi”.

 

Si è chiuso un cerchio, in un vortice di emozioni semplicemente uniche. Tutto è successo lì, in quell’angolo sperduto di mondo.
Grazie ragazzi per avermi permesso di vivervi, per avermi arricchito più di tanti altri incontri fatti e grazie per avermi ricordato che nulla è solo come appare.
Non davo calore alla mia vita da un po’. Stasera, nel salutarvi, ho scelto nuove sfumature per colorare tutto questo che è stato semplicemente…”favolevole”! È un po’ come….to be on cloud nine.
Katia Costa Calabria – Coordinatrice Progetto “nel Formicaio” – Santa Palomba

 

Sei anni e una miriade di emozioni. Sono migliorata, sono peggiorata. Sono entrata in crisi, ho riso, ho pianto. Sono cambiata.
Tutto questo in quell’angolo sperduto di mondo. Tanti piccoli sguardi che mi hanno fatto capire che bisogna andare sempre oltre le apparenze. Un cerchio che non si è concluso anche se spesso, troppo spesso, mi convinco del contrario. To be continued ( finché si può)…!
Grazie per questa possibilità!
Sabrina Panfili – educatrice dell’”Isola dei giochi” – Santa Palomba

 

Esiste un luogo in cui ho avuto l’opportunità si scoprire le mie tante fragilità e le mie innumerevoli risorse, ho intrapreso grandi scontri e altrettanti incontri carichi di vissuti, ho affrontato e condiviso paure, angosce e frustrazione, ho avuto in dono gesti sinceri e disinteressati che mi hanno mostrato la parte migliore di me.
Questo luogo e ogni singola persona che ho incontrato sono ora ricordi fatti di affetto smisurato, nostalgia e gratitudine.
Sara Rizza educatrice dell'”Isola dei giochi” – Santa Palomba

 

L’esperienza di Santa Palomba mi ha certamente cambiata come persona e come donna.
Mi ha fatta crescere e maturare forgiandomi nel giusto modo per imparare ad affrontare, soprattutto, gli aspetti più duri e difficili della vita.
Mi ha, contemporaneamente, offerto l’opportunità di imparare ad assaporare, fino in fondo, anche le emozioni più forti e impetuose, tipiche di quel contesto.
Mi ha consentito di scoprire parti di me che non avevo mai visto e che pensavo non mi appartenessero…
A volte ho avuto la sensazione che stessi combattendo una dura battaglia in cui inizialmente sono entrata in punta di piedi, proponendo dapprima la parte più delicata e morbida della mia personalità. Ma, nel momento opportuno, ho capito che per provare a vincere la guerra bisognava alzare il tiro. Sollevare i toni, tirare fuori le unghie. Ed è stato in quel momento che ho scoperto che lì, per arrivare alle persone, devi essere un po’ come loro… battagliera, diretta, senza filtri.
Nel mio passaggio di testimone ho ritenuto opportuno deporre quelle mie armi ad altre persone per provare a portare avanti questa importante crociata. Sono certa di aver lasciato ad ognuno di loro una parte di me. E loro mi hanno dato parti di sé. È solo per questo che ne è valsa la pena esserci stata!
Roberta Rodi Coordinatrice progetto Nel formicaio 2008- 2012

 

È decisamente complicato raccontare come sono cambiata e ciò che ha significato professionalmente la mia esperienza di educatrice presso l’”Isola dei Giochi” di Santa Palomba. Complicato perché non ha a che fare solo con il mio essere professionale. Inevitabilmente, ha trascinato con sé il mio essere personale.
Ho accettato il lavoro a Santa Palomba nel novembre del 2013 pensando che non fosse il lavoro giusto per me; l’ho accettato per necessità. Sono arrivata nel quartiere che ospita il Centro e ho pensato di essere sul set del film “Brutti sporchi e cattivi” di Scola o di trovarmi al centro di “Ragazzi di Vita” di Pasolini. Nulla di quel posto mi piaceva, nulla mi metteva a mio agio, nulla raccontava una storia che sapevo leggere. Salgo le scale e mi aprono la porta dell’”Isola dei Giochi”: ho visto i bambini, le educatrici che lavoravano e mi sono sentita immediatamente nel posto giusto. È proprio vero: per fortuna i bambini sono tutti uguali. Ovunque.
L’esperienza è stata in assoluto arricchente, a volte frustrante, di rado spiacevole. Come, del resto, accade in ogni lavoro.
Devo ammettere, però, che la fortuna di chi esercita una professione educativa consiste nel vivere grandi scambi emotivi, umani e, pertanto, quando gioisci per alcuni successi, la soddisfazione che ne ricavi è infinitamente grande.

Ho fatto i conti con i miei limiti e ho sempre cercato di mettermi in discussione. Non sempre ci sono riuscita.
Mi sono arroccata su posizioni che ritenevo valide e avrei difeso con le unghie e con i denti.
Mi sono lasciata guidare dai bambini e mi sono resa conto che con loro non puoi mai non essere al 100%. Loro, giustamente, pretendono che tu lo sia. Ho scoperto che le professioni educative quasi mai generano cambiamento ma sono fondamentali per seminare il dubbio che il cambiamento stesso sia necessario per far andare in modo diverso le cose.
Mi sono scontrata con limiti economici, con limiti organizzativi, con limiti burocratici e, per tutti questi, mi sono arrabbiata, indignata e avvilita. Ho imparato dai miei compagni di viaggio, i miei colleghi. Ho rapito con gli occhi e le orecchie là dove ne riscontrassi bravura e professionalità.
Potrei dilungarmi ancora molto ma concludo con una sola, ultima, riflessione. Al termine del mio percorso, ringrazio la necessità di quel novembre 2013 che mi ha spinto a Santa Palomba. Da quella necessità è nata una nuova possibilità che oggi sento di poter chiamare consapevolmente “professionalità”.
Eleonora Napolitano educatrice dell’”Isola dei giochi” – Santa palomba

 

Il lavoro di assistente sociale con i bambini e gli adolescenti di Santa Palomba ha permesso di ristabilire una comunicazione con quel posto, così lontano e “ferito”, e di comprendere le modalità utili a ricostruire il tessuto sociale partendo dai bambini come facilitatori di possibili letture del territorio. Abbiamo imparato tutti insieme a prenderci cura l’uno dell’altro. Tutto questo è diventato non solo un momento emozionale ma una scelta di valore in favore degli altri da parte di tutti: operatori, bambini e genitori. Le emozioni ci accompagnano in questo viaggio faticoso ma anche molto entusiasmante. Oggi credo di poter dire che… “non è cambiata Santa Palomba ma la gente che ci è andata a lavorare”.
Luana De Leo – Assistente Sociale